FINE DEL DIGIUNO

Due mesi e un giorno, 865 minuti: per un attaccante senza gol un tempo infinito. Tempo che porta critiche, critiche che diventano polemiche, polemiche che demoralizzano. E spengono il sorriso, perché il digiuno logora, specie se in fatto di gol sei sempre stato bulimico. Un lungo tunnel che Higuain ha attraversato tra sbagli, scatti di rabbia, cartellini rossi, mal di pancia e fastidiose voci di mercato. Con la colonna sonora dei fischi di San Siro e di un tifo milanista via via più distaccato, freddo e a tratti ostile. E così in fondo è stato fino al minuto 64 della sfida con la Spal, l’attimo in cui il Pipita ha trovato nuovamente la via dell’esultanza: il gol della liberazione. Palla in rete, braccia al cielo, lacrime agli occhi e una corsa sfrenata verso il solo che sempre lo ha sostenuto: Rino Gattuso. E nell’abbraccio tra i due, accompagnato dagli applausi di San Siro, il senso di una fine che si fa ripartenza: Higuain è tornato. Anche grazie a chi non lo ha mai mollato: “È stato un gol importante” – ha commentato a fine match l’argentino –  erano tre punti fondamentali ma spiace per tutti quelli buttati prima nelle ultime giornate. Ora siamo ad un punto dalla Champions e andremo a riposarci con le nostre famiglie. Normale che la gente fischi quando si aspetta qualcosa in più. Ero convinto di questo progetto in estate, spero di continuare così: Gattuso mi ha sempre appoggiato, dandomi affetto, stima ed un rapporto diretto, è merito suo questo gol. La prossima ora è la Supercoppa, è il primo titolo della stagione e speriamo di vincerlo”.

 

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